United States of Trump

E’ arrivato il verdetto. Impietoso! Onestamente non credevo che Trump ce l’avrebbe fatta, men che meno con queste proporzioni. Perché se è vero che Reagan e Nixon fecero i record di 49 stati su 50 è altrettanto vero che Trump partiva a dir poco svantaggiato: tutti i media o quasi contro, tutto l’establishment Finanziario e Federale (compresi il Pentagono e la CIA) a screditarlo e sostenere più o meno implicitamente la Clinton, il Partito Repubblicano stesso al gran completo, compresi almeno 2/3 della base che avrebbe invece votato per altri candidati durante le primarie. Aveva davvero tutti contro, eppure ce l’ha fatta. Perchè?

Donald Trump.

Donald Trump nel suo discorso dopo la vittoria.

E qui viene il bello. Per riuscire in questa impresa Trump è stato aiutato, non dal suo partito, non dai media, non dal governo federale…. Ma dalla sua diretta avversaria!!! Voi direte: ma come?

Il miglior avversario che Trump poteva incontrare

E’ presto detto: la Clinton si è presentata in perfetta continuità con la politica di Obama, cioè sostanzialmente più tasse ai ricchi, politica estera “leading from behind”, “investimenti” per rilanciare l’economia e diversi dei punti importati dal programma di Sanders, tra cui l’Università gratis, l’estensione totale dell’Obamacare e altre misure di spesa pubblica. Peccato che è proprio la continuità con la politica Obamiana che l’America non voleva! Già nel 2014 la scoppola rimediata dal Presidente, con la perdita sia della Camera che del Senato, avrebbe dovuto far suonare il campanello d’allarme in casa Dem, ma a quanto pare il messaggio è andato perduto e si è perso un mucchio di tempo a insistere sulla strada sbagliata.

Lasciando da parte per un momento la peggior politica estera della storia degli Stati Uniti, il giudizio su quella interna è altrettanto impietoso, anche se Carter nei tardi anni ’70 seppe fare addirittura peggio:

  1. Spesa pubblica fuori controllo con un deficit federale letteralmente esploso.
  2. un debito pubblico record la cui crescita non accenna a diminuire
  3. Un Obamacare costosissimo che non copre tutti e che ha fatto paradossalmente perdere la copertura sanitaria a qualcuno che già ce l’aveva.
  4. I prezzi delle polizze sanitarie saliti per colpa del livellamento dei prezzi voluto dalla riforma
  5. Il potere d’acquisto diminuito, nonostante soprattutto nell’ultimo anno e mezzo il prezzo del greggio sia crollato ai livelli di qualche anno fa.

Più stato, meno concorrenza in sostanza. Ed ecco servito un piatto molto amaro. La speranza del 2008 si è trasformata in cocente delusione ed è quindi comprensibile che gli Americani desiderassero disperatamente un svolta, un cambio radicale.

La svolta offerta dal Tychoon

La possibile risposta, l’ha saputa dare Trump, visto che come detto aveva tutto contro ma ha, considerate le circostanze e i numeri, stravinto. Premetto che chi vi scrive ritiene che Trump e Hillary siano la coppia di candidati presidenziali peggiore che si sia mai vista, almeno dal dopoguerra ad oggi. Trump si è proposto sostanzialmente con un programma vecchio stile: protezionismo in economia, politica estera isolazionista, porte chiuse all’immigrazione, rinegoziazione di tutti gli accordi commericiali, dal NAFTA al TPP. E infatti dove ha vinto Trump?

Proprio nella Rust Belt, la fascia degli stati deindustrializzati che da anni chiedeva una ricetta per poter ripartire. Illinois a parte, Trump ha vinto TUTTI questi stati, segno che ha saputo intercettare l’elettorato decisivo, contrariamente a quanto fatto dalla Clinton che si è invece rivolta alle minoranze e contro cui molti Americani sono arrabbiati.
Adesso per lui viene il difficile, perché governare gli Stati Uniti richiede serietà, competenza, capacità di giudizio e le sfide da affrontare sono difficili, sia interne che esterne. Trump ha le capacità necessarie? A mio modesto parere NO. Ma è anche vero che bisogna attendere i fatti per poter dare un giudizio sul Trump Presidente, il Trump Uomo lo conosciamo già.

Carriera finita per la Clinton

Riassumendo: Hillary è riuscita a perdere contro il peggior candidato della storia degli Stati Uniti, per cui è palese che siamo davanti ad una perdente nata. La mia modesta opinione è che a questo punto le conviene ritirarsi e pensare a fare la nonna, o magari darsi alla filantropia e alle battaglie ambientali come fece Al Gore dopo le elezioni del 2000. Trump è il vincitore delle elezioni ma come politico mi lascia molto a desiderare, almeno per adesso. Si tratta di una figura diametralmente opposta ad un moderno presidente Americano come lo fu Ronald Reagan, un uomo che vinse i cuori e le menti della gente spargendo speranza e ottimismo, parlando di crescita e di libertà ad un paese che veniva da una crisi economica micidiale e dalla storica sconfitta in Vietnam. Altro passo, altra persona, infinitamente migliore. Ad avercene oggi di leader come lo fu Reagan.

Dunque, vincitori e vinti

Chi Vince questa tornata elettorale:

  • Trump
  • Chi ha sostenuto Trump, in America e all’estero (Le Pen, Wielders, Farage, Salvini)
  • La Russia di Putin (m’immagino la vodka scorrere a fiumi al Cremlino)

Chi Perde:

  • Hillary Clinton: carriera politica finita.
  • Obama: le cui politiche sono la causa principale della sua sconfitta.
  • Il Politicamente Corretto.
  • I media “mainstream”, Americani e esteri.
  • Hollywood quasi al completo, Avengers compresi. (Trump=Thanos?)
  • L’Unione Europea, ora stretta tra Trump e Putin.
  • La dirigenza del Partito Repubblicano, presidente Reince Priebius in testa.
  • Grillo: che salta sul carro del vincitore. Ipocrita!

A Donald, per guadagnarsi un minimo di accettabilità chiedo almeno 3 cose, il minimo sindacale:

  1. Inversione di rotta nella politica estera Obamiana. Ok pensare agli affaracci di casa propria ma non va perso di vista il mondo, sennò si rischia il Caos. E’ accettabile che gli Europei facciano di più all’interno della NATO ma l’Alleanza non va rottamata, semmai rinnovata.
  2. Riforme fiscali sostenibili e serie, basta spesa pubblica. Sostituzione dell’Obamacare, azzeramento del deficit e riduzione del debito, almeno di un 10%.
  3. Amicizia e sostegno ad Israele. Non è così scontato purtroppo, in campagna elettorale non è stato chiaro sull’argomento.

Ora non resta che sperare per il meglio. “The Donald” non sembra essere per niente adeguato al ruolo, ma come sempre sono i fatti ad essere i giudici della storia.

Che la forza sia con noi.

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