Iran: la politica del compromesso al ribasso

Non è passata inosservata la visita del Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Hassan Rouhani. Del resto, i nostri politici al governo ci hanno messo del loro affinché questo avvenisse e per condire per bene l’evento e far sentire “l’ospite a casa sua”. Hanno pensato bene di coprire delle statue, opere d’arte che raffiguravano in questo caso dei nudi, per evitare di “offendere” un credente islamico. La sotto cultura che ha portato a questo ha origini lontane. Arriva dai decenni passati e si radica oggi nel comune denominatore che ha sempre raggruppato tutti quelli che sono contro i fondamenti della società Europea e Americana in generale. Essere Anti-Occidentali è il mantra odierno della sinistra di tutti i tipi, progressista, regressista, comunista o similari.

L'attuale presidente Iraniano

Hassan Rouhan

Soldi e regime

Per affari complessivi che ammontano a poco più di 1 punto di PIL (la cifra sbandierata è di 17 miliardi di Euro) si decide quindi nelle segrete stanze di passare in cavalleria tutte le nefandezze fatte dal regime Iraniano dal ’79 ad oggi. Si dimenticano completamente tutte le persone che hanno subito e subiscono ogni giorno violenza, soprusi e la cattiveria di quello che è, per sua stessa definizione uno stato Islamico. E si sorvola ovviamente sull’appoggio ad Assad, a Hezbollah e ad altri gruppi terroristici riconducibili a Teheran.

L’Occidente si piega al medioevo dei nostri giorni

Ci stiamo lamentando ormai da 18 mesi dell’ISIS, orrore puro nato dal caos della rivoluzione Siriana. L’ISIS però, per quanto finanziato e organizzato possa essere, è pur sempre una banda di fanatici, che sono sensibili all’attacco di eserciti ben organizzati e presenti sul terreno. I Curdi infatti, sono riusciti a tenerli a bada e questo nonostante siano male armati e fondamentalmente lasciati soli a combattere. Non li stiamo battendo, al massimo rallentando, sia a livello militare, sia a livello politico e soprattutto a livello culturale.

Stiamo perdendo perché siamo paesi in cui è difficile trovare lavoro, la vita costa cara, fare figli è diventato un lusso, la corruzione dilaga, la tassazione pure. Le strutture statali che ci siamo dati per ottenere alcuni servizi generali rendono molto poco in confronto a quelle che costano. Ciò nonostante offriamo un quadro ancor più desolante con la quantità abnorme di TV spazzatura, di consumismo esasperato e altri esempi negativi per la società che spopolano sui media. In un ambiente come questo è difficile organizzare una difesa efficace contro l’estremismo islamico. Perfino a casa nostra cominciano a diventare parecchi i casi di persone emarginate che vengono attratte dai fondamentalisti, convinti di poter quindi svoltare e riscattarsi. E’ vero, bisogna anche metterci una dose enorme di pazzia congenita, ma non sarebbe obbiettivo sottovalutare gli altri fattori.

Distrazione fatale?

Giuliano Del Nevo, italiano genovese convertito all'Islam e finito a combattere (e morire) in Siria per l'ISIS. Uno dei tanti che abbiamo perso già quando erano ancora a casa nostra.

Giuliano Del Nevo, italiano genovese convertito all’Islam e finito a combattere (e morire) in Siria per l’ISIS. Uno dei tanti che abbiamo perso già quando erano ancora a casa nostra.

L’ISIS ci distrae e ci fa sottovalutare pericolosamente un’altro pericolo mortale che è appunto l’Iran degli Ayatollah. L’Iran sogna (e lavora per) la Bomba Atomica e ha dichiarate aspirazioni di egemonia sul mondo sciita e non solo. Per raggiungerlo cerca come trofeo la distruzione di una nazione libera e democratica come Israele, il cui scalpo è lo scettro che cercano di raggiungere ad ogni costo.

L’Iran si dichiara infatti una Repubblica Islamica. Già da questo dovrebbe balzare all’occhio la somiglianza con la sigla “Stato Islamico”. L’intento è lo stesso: ottenere l’egemonia sul mondo islamico e procedere poi oltre verso ancor maggiore influenza e potere. Iran e ISIS sono quindi rivali, rivali che sono Sciiti e Sunniti ma che a parte questo puntano alla conquista e all’espansione. E purtroppo visto come stanno andando le cose ci stanno riuscendo. Chi con la paura, chi con i soldi e l’incapacità altrui.

Il pericolo maggiore

Ma qual’è tra i due il pericolo maggiore? Sicuri che sia l’ISIS? O forse lo è l’Iran, visto che è un paese di 80 milioni di abitanti, che ora, grazie alla fine delle sanzioni ha ottenuto accesso ai mercati internazionali per vendere i suoi prodotti, il suo petrolio, il suo gas naturale e che può tornare in possesso di tutti i beni che erano congelati nelle banche internazionali dai tempi della rivoluzione? Chi è quindi più pericoloso tra i due? I pazzi fanatici dell’ISIS, che riescono a trovare adepti in ogni dove, a mettere bombe e fare attentati come quelli di Charlie Hebdo, il Bataclan, San Bernardino? Oppure un paese che ha un esercito strutturato, dispone di soldi, tecnologia, PIL e ora pure un riconoscimento internazionale, oltre alla possibilità di sviluppare la bomba atomica? La Bomba Atomica, non un arma qualunque.

Non rispetteranno affatto l’accordo preso, sia perché già adesso ci sono segnali in questo senso, sia perché la corsa al potere non può aspettare che l’ISIS passi avanti definitivamente nelle gerarchie del mondo Arabo. Il vantaggio di cui dispone è già notevole, soprattutto considerando che l’80% dei musulmani al mondo è sunnita.
Inoltre sono recenti le notizie che l’Iran sta testando missili con gittata sempre più ampia, capaci di raggiungere l’Europa e gli Stati Uniti. E senza più le sanzioni, potranno ammodernare ed espandere il loro intero arsenale perché l’accordo sul nucleare infatti non riguarda ne i vettori balistici, ne le forze armate.

Non resta che sperare dunque in un cambio di rotta rivoluzionario nella politica estera Americana, possibile solo se a Novembre verrà eletto un Presidente che conosca questi pericoli e agisca di conseguenza.

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