Iran: turning point di Trump

Come sapete il vostro caro scrivente è da anni convinto che le mosse dell’Iran in Medio Oriente siano un grosso, grossissimo problema. Ed è per questo che in questo primo mese del 2020 ho molto apprezzato la fermezza e l’efficacia dell’azione del Presidente Americano Trump su un argomento così scottante. Occorreva da molto tempo segnare il passo in direzione opposta a quanto stava accadendo. E fino alla fine del vecchio anno era sembrato che sarebbe stata necessaria la forza per cambiare verso alla situazione. Ma ciò che è successo dall’uccisione del generale Soleimani in poi ha rappresentato tutto questo e in un anno elettorale questo aspetto vale doppio.

Da destra Abu Mahdi al-Muhandes e Qasem Soleimani.

Perchè ci vuole fermezza con l’Iran

Il regime degli Ayatollah iraniani non gode ormai da anni di ottima salute. Le difficoltà economiche interne hanno progressivamente schiacciato la classe media del paese ed eroso in maniera assai tangibile il potere d’acquisto. Inoltre, a causa delle sanzioni, l’estrazione di petrolio è limitata dalla componentistica degli impianti ormai vecchia e dalla mancanza di parti di ricambio. Questo oltre agli stessi limiti sulla vendita che impediscono di introitare denaro ai Pasdaran, le guardie della rivoluzione fedeli all’autorità religiosa.

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Tomahawk sulla Siria

Questa notte, alle 2:30 ora Italiana, il Presidente Trump ha ordinato ad alcune navi nel mediterraneo di sparare quasi 50 missili Tomahawk contro la base area di Al Shayrat in Siria. Ufficialmente l’attacco è la risposta all’attacco chimico di 2 giorni fa a Idlib ma in realtà non è solo questo. Il segnale inviato agli altri attori della regione è molto chiaro e ben più importante degli obbiettivi colpiti dai missili.

Tomahawk!

Un missile Tomahawk parte da uno dei 2 caccia-torpedinieri che hanno partecipato all’attacco di stanotte.

L’effetto sul campo

L’azione di Trump rimette, in un sol colpo, gli Stati Uniti al centro della scena medio-orientale, questo perché le possibilità di intervento USA sono molto superiori a quelle degli paesi confinanti con la Siria o vicini ad essa. L’America sfodera di nuovo tutto il suo peso politico, economico e militare, cosa che aveva rinunciato a fare per tutta l’era Obama. Ora per Russi e Iraniani sarà ben più difficile attuare il disegno di dominio sulla regione cui entrambi aspiravano. Si mette male anche per Hezbollah, che proprio dall’Iran riceve appoggio. Plaude invece Israele all’azione di Stanotte. Soddisfatti anche molti degli altri leader occidentali.

Previsioni difficili da fare

Rimane incerto a questo punto il futuro di Assad. Trump giocherà la partita per poter sfilare ai Russi e agli Iraniani il controllo del paese o almeno cercherà di dividere la torta in modo più favorevole. Non dimentichiamoci anche che nelle ultime settimane alcune migliaia di soldati Americani sono arrivati in Siria per combattere l’ISIS. Ovviamente queste truppe avranno un peso non da poco, quando sarà il momento di decidere il futuro della regione.

In conclusione, si tratta di un primo passo, finalmente positivo, verso la risoluzione del disastro Siriano, disastro che, non dimentichiamocelo mai, è stato creato in primis da Barack Obama.

Iran: la politica del compromesso al ribasso

Non è passata inosservata la visita del Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Hassan Rouhani. Del resto, i nostri politici al governo ci hanno messo del loro affinché questo avvenisse e per condire per bene l’evento e far sentire “l’ospite a casa sua”. Hanno pensato bene di coprire delle statue, opere d’arte che raffiguravano in questo caso dei nudi, per evitare di “offendere” un credente islamico. La sotto cultura che ha portato a questo ha origini lontane. Arriva dai decenni passati e si radica oggi nel comune denominatore che ha sempre raggruppato tutti quelli che sono contro i fondamenti della società Europea e Americana in generale. Essere Anti-Occidentali è il mantra odierno della sinistra di tutti i tipi, progressista, regressista, comunista o similari.

L'attuale presidente Iraniano

Hassan Rouhan

Soldi e regime

Per affari complessivi che ammontano a poco più di 1 punto di PIL (la cifra sbandierata è di 17 miliardi di Euro) si decide quindi nelle segrete stanze di passare in cavalleria tutte le nefandezze fatte dal regime Iraniano dal ’79 ad oggi. Si dimenticano completamente tutte le persone che hanno subito e subiscono ogni giorno violenza, soprusi e la cattiveria di quello che è, per sua stessa definizione uno stato Islamico. E si sorvola ovviamente sull’appoggio ad Assad, a Hezbollah e ad altri gruppi terroristici riconducibili a Teheran.

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