Le Tasse Invisibili

La lettura “pandemica” che ho deciso di sottoporvi è questo interessantissimo libro di Nicola Porro, pubblicato di recente. Il testo mette a nudo l’ipocrisia di politici, e gruppi di interesse che con ogni scusa possibile contribuiscono ad aggiungere regolamentazione e di conseguenza dei costi che inevitabilmente il cittadino dovrà sostenere. Da qui il titolo, “Le Tasse Invisibili“, una piaga che in Italia è particolarmente diffusa e non accenna, ahimè, a volersene andare.

Se dovessi scegliere un aggettivo per questo libro non credo che sarebbe la parola “rivelatorio” perché purtroppo siamo tutti abituati, in questo paese, all’andazzo fiscale e burocratico che conosciamo. Tuttavia questo testo ve lo consiglio comunque perché in un paio di settimane o tre al massimo, leggendo qualche pagina al giorno, entrerete insieme a Porro nella follia mentale e persecutrice che è all’origine di molti dei guai dell’economia e della vita politica del paese.

Siamo sempre al solito punto

Tutto comunque ruota intorno alla mentalità di fondo con cui siamo governati. La concezione malefica è che lo stato è qualcosa di vicino all’assoluto. Una barriera nei confronti dei cattivi comportamenti delle persone in tutti gli ambiti. Ma anche la mano santa con cui combattere le disuguaglianze economiche. In tempi recenti lo stato è diventato anche l’agente per un pulizia della società da comportamenti non etici. Ecco quindi le tasse sulle merendine, la lotta alla plastica in nome della riconversione (anche questa che deve essere guidata dallo stato) green dell’economia, i provvedimenti legislativi per obbligarci ad usare le carte di credito, la guerra al contante (considerato la causa prima e ultima dell’evasione fiscale), il redditometro, il riccometro, ecc…

Insomma, lo stato visto come il protettore da tutti i mali della società. Nel libro viene analizzata proprio questa logica con diversi esempi pratici di cosa ha voluto dire per privati, famiglie, aziende questa furia regolatoria e dirigista. Una furia che inevitabilmente finisce con l’avere costi economici, temporali, sociali e che sfortunatamente, specie con l’attuale governo, non accenna a diminuire. Ecco da qui il titolo “Le Tasse Invisibili”. Perché molti di questi provvedimenti, pur non prevedendo direttamente balzelli economici, di fatto lo sono o li portano indirettamente. Lo stato “etico” insomma è il grande male che il libro descrive.

E’ colpa nostra

Un male, e questa è una mia considerazione personale, che viene però da noi. Dalla mancanza di coraggio che a volte, come individui, abbiamo nei confronti della vita. Parlo di quando si cerca un lavoro e non lo si trova, di quando non si riesce a vedere una strada chiara per il futuro, di quando vediamo gli altri intorno a noi fare cose che non ci piacciono e iniziamo a giudicare. La mancanza di coraggio di cui parlo è quindi riferita ad esempio al continuare (o iniziare) la ricerca di un impiego nonostante i no ricevuti. O alla spinta di rimettersi in gioco e azionare la mente per trovare una strada e uno scopo. O al fatto che per cambiare i comportamenti degli altri bisognerebbe prima cambiare i propri e dare l’esempio.

Chiediamo allo stato di fare cose per nostro conto, quando invece dovremmo essere noi gli attori principali delle nostre vite. E di conseguenza, chiedendo aiuto allo stato, scarichiamo sulla collettività (perché questo sono le istituzioni) le nostre colpe e le nostre mancanze. Ed ecco quindi arrivare la famosa “casta” di politici che se ne sanno approfittare e vi raccontano che loro hanno la soluzione! “Basta fare una legge”, “mettere una tassa”, “regolare il settore”, “limitare gli abusi”. Tutte formule magiche con cui vi abbindolano e vi chiudono nel cerchio perverso dello stato salvatore e risolutore. Ed ecco che si arriva dove siamo.

In balia delle tasse invisibili.

La scelta di PD e M5S

Vedremo come andrà a finire questa crisi di governo che era prima o poi inevitabile. Il contrasto tra due forze troppo diverse non avrebbe mai potuto (e dovuto) essere gestito su un orizzonte temporale di ben 5 anni, oltretutto sapendo che nessun governo della repubblica è mai arrivato a fine legislatura.

Adesso, le manovre di palazzo rischiano addirittura di consegnarci il governo dei secondi e dei terzi (al 4 marzo 2018), mandando i primi, il Centrodestra, all’opposizione. Questo la dice lunga su quanto sia disfunzionale il nostro sistema di governo e di quanto ci sarebbe bisogno di cambiarlo in senso Presidenzialista (ovviamente all’Americana).

La scelta
Il segretario nazionale del PD Nicola Zingaretti e il Vicepremier Luigi Di Maio

Ma tornando agli errori di impostazione di Lega e M5S, non si può non dire, a questo punto, che solo perché Salvini ha iniziato la crisi, il Movimento non può pretendere di ammantarsi di innocenza mentre cerca un accordo con il PD. La coerenza, specie da parte loro è d’obbligo. Nella 17° legislatura hanno riversato tonnellate di fango e di accuse ai danni del partito di Renzi e della Boschi, ora non si può fare finta di niente e andare al governo, ricordiamolo, da 2° arrivati il 4 marzo 2018. E tra l’altro con chi addirittura quelle elezioni le ha straperse! Si arriverebbe addirittura al paradosso che governano gli sconfitti, mentre chi è arrivato primo rimarrebbe all’opposizione.

La fine per entrambi

Sarebbe la morte politica di entrambi i partiti, specie del M5S che ha sempre fatto del NO all’inciucio la sua ragion d’essere. Senza contare che una bella fetta del loro elettorato residuo è comunque contraria a riaprire i porti, proprio per evitare che riprenda il business rosso ONG-Cooperative patrocinato da Renzi e Alfano negli anni scorsi. E in ogni caso sarebbe la loro fine dal punto di vista morale, visto che andrebbero ad accordarsi con il partito che più di ogni altro ha subito in questi ultimi anni indagini e arresti.

Per il PD si tratterebbe invece del modo perfetto per passare dal 17% al 10 e forse meno. Nel giro di pochi mesi. Perché quella che si andrebbe formando sarebbe comunque una maggioranza abbastanza traballante ed esigua, assolutamente non in grado di arrivare a fine legislatura. Il crollo sarebbe dovuto a tutti gli elettori pro-TAV e pro-grandi opere che in questi mesi hanno guardato al PD per non guardare a destra. Ma la soglia di sopportazione, dopo tutti gli errori di questi anni, sarebbe superata. A quel punto Renzi potrebbe davvero fare la tanto chiaccherata scissione e il PD sarebbe, a quel punto praticamente finito.

La scelta finale

Al Movimento e al PD la scelta. Sedersi al governo in questa legislatura e poi sparire, oppure arrendersi all’evidenza delle ultime elezioni e tornare ad una situazione politica normale. Per loro significherebbe perdere nell’immediato, ma avere forse la possibilità di rifarsi in futuro.

Nuova occasione?

Sono in vacanza ma un occhio ai casini politici nazionali lo butto sempre. E vedo che stiamo andando, parrebbe, verso nuove elezioni che sarebbero una nuova possibilità per il Centrodestra di governare questo paese, a quasi 8 anni di distanza dall’ultima volta.

Il mio pronostico, fin dall’inizio, è sempre stato che questa legislatura non sarebbe arrivata a 5 anni, sarebbe finita prima, molto prima. Le due opzioni erano, o il voto con le europee di quest’anno o le regionali del prossimo anno. Sembrerebbe si vada invece verso un voto autunnale, un inedito per la storia della repubblica.

Nuova Occasione
I due Vicepremier, Di Maio e Salvini

I motivi del dubbio

Non posso dire di essere totalmente contento, per 2 motivi:
1) Attualmente la legge elettorale è ancora la stessa con cui si è votato 18 mesi fa. Una schifezza come poche, in confronto il Porcellum è acqua santa. Chi vince deve riuscirci con percentuali davvero alte, altrimenti sono guai. Sembrerebbe che possa andare così ma non ne possiamo esser certi.
2) La coalizione di Centrodestra, non nascondiamocelo, non gode di ottima salute. O meglio , la parte Sovranista si, quella che in teoria dobrebbe essere Liberale e Atlantica no. Anzi, sta sempre peggio ed è ormai agonizzante. Berlusconi sta portando FI ad implodere e niente fa sperare in un cambiamento. Toti mi sembra in gamba ma da dopo Fitto non mi fido più al 100%. In mezzo a tutto questo molte parole ma nessun programma veramente liberale, conservatore e federalista.

E in ogni caso, dopo…

Poi c’è la questione finanziaria: chiunque vinca dovrà fare per forza di cose una manovra pesante. Servono 23 miliardi solo per evitare l’aumento dell’IVA, più gli eventuali soldi per i tagli fiscali. E non possiamo farli a debito perchè siamo già messi malissimo, sia in termini di debito assoluto, sia di interessi, con lo spread che di certo non andrà calando.

Supponendo che il CDX unito vinca le elezioni, come faranno i nostri eroi a risolvere il rebus? In questi anni, la coalizione, purtroppo, non ha saputo fare vere manovre liberiste e di taglio della spesa pubblica. Si è visto qualcosina, ma c’è sempre stato poco coraggio. Invece della ricetta Thatcheriana e della Reaganomics si è visto al massimo qualche piccolo balzello in meno. E rimane alla memoria quel piccolo taglio di 6 miliardi nel 2004 che fu gestito malissimo: pochi spiccioli in più in busta paga che, comprensibilmente, sembrò una presa di giro per molte persone. Più saggio sarebbe stato abolire una tassa come il bollo auto, il canone RAI e qualche altro balzello che sul bilancio dello stato pesa poco e nulla.

Insomma, quello che mi preoccupa è semplice: sfrutteremo o sprecheremo ancora una volta la nuova occasione che ci si presenta? Sapremo fare, finalmente (molto) meglio del passato?

Sempre che ovviamente, alla fine, si vada a votare davvero.