In vista delle elezioni: noi con i dubbi

Mattarella ha sciolto le camere 3 giorni fa, dunque è partita ufficialmente la corsa alle elezioni che probabilmente si terranno il 4 Marzo. Ma devo essere sincero: le ultime 2 settimane sono state piene di dubbi (e di rabbia) per le scelte fatte dalla dirigenza di Direzione Italia. Molti dei miei “follower” noti e occulti avranno sicuramente notato l’hashtag #IdiDiMarzo, con cui ho pubblicato alcuni post un po’ criptici su Facebook. Ho dovuto fare così, poiché non era ancora chiaro cosa stava accadendo e per certi versi non lo è neanche ora. Ma oggi è il 31 dicembre 2017, è fine anno e credo sia il momento di fare il punto, almeno parziale, di quanto è successo.

Noi con l’Italia

Noi con l'ItaliaQuello che vedete qui accanto è il logo, non di una lista unitaria, non di una federazione di partiti e movimenti, bensì di un nuovo partito. Qualcuno subito si chiederà: ma il partito tuo e di Fitto non si chiamava già Direzione Italia ed aveva un altro logo? Esatto. Lunedì 18 dicembre 2017 si è riunito a Roma il Consiglio Nazionale del partito, il quale ha delegato amplissimi poteri al presidente, ovvero Raffaele Fitto per mettere insieme una nuova forza politica in grado di schierarsi a fianco dei 3 partiti principali del Centrodestra e concorrere al superamento dello sbarramento del 3% imposto dalla legge elettorale.

Fin qui tutto previsto: da tempo si sapeva della necessità di trovare dei partner per andare insieme alle elezioni e superare la soglia. Non è una questione di poltrone, o meglio, non solo di quelle: avere un gruppo in parlamento permette di condurre battaglie che altrimenti sarebbero più difficilmente sostenibili da fuori, permette di votare leggi e decreti, essere determinanti, talvolta, nella risoluzione di controversie parlamentari, per non parlare della possibilità di depositare disegni di legge.

Un partito con un anima

Personalmente sono del parere che la genuinità del progetto di Direzione Italia fosse sufficiente a rischiare da soli, seppur in coalizione, la corsa elettorale. Anche non arrivando in parlamento, il giro sarebbe comunque servito ad espandere la nostra rete territoriale, a far conoscere idee e progetti, a cominciare a riportare al voto quella grossa fetta di elettorato liberale che ormai da troppo tempo giace nel non voto e che ovviamente non si riconosce nei 5 stelle. Ma è anche vero che sono nuovo alla politica e posso capire che chi sta più in alto di me abbia idee diverse e pensi che sia più giusto il tipo di approccio che è stato scelto. Se poi la scelta è fatta da chi fino ad ora ha guidato la barca con coraggio e coerenza, allora posso fidarmi.

Ma la fiducia ovviamente non è eterna e illimitata e non esenta in nessun caso dal diritto di critica. Dunque ecco il punto: c’è modo e modo di andare insieme ad altri alle elezioni e a mio modesto parere è stato scelto quello sbagliato. A maggior ragione visti i personaggi che accompagneranno Fitto in questa gara.

E un partito senz’anima

Già, l’anima di un partito. Che cos’è se non la sintesi tra un idea di società, di mondo, di paese e il modo di condurla avanti? I partiti della prima repubblica sono riusciti a durare a lungo, oltre che per il contesto storico, anche per la chiara idea che essi rappresentavano. La DC, il PSI, lo stesso PCI ma anche l’MSI e i partiti Liberale e Repubblicano avevano le loro idee e i loro orizzonti.

Avevano anche, cosa importantissima, una vibrante vita politica interna, fatta di confronti, a volte anche aspri, congressi, direzioni nazionali, alleanze elettorali ben ponderate che poi puntualmente diventavano alleanze di governo. E c’erano, non scordiamocelo mai, anche grandi uomini. Alcuni di questi sono ormai parte, chi nel bene, chi nel male, chi entrambi, della storia d’Italia. La prima repubblica ha fatto anche moltissimi danni come sappiamo ma ci sono anche stati dei lati positivi, lati da cui si deve trarre spunto se si vuole fare davvero qualcosa di meglio.

La presentazione di “Noi con l’Italia” – 19 dicembre 2017

Senz’anima e senza progetto

E questo purtroppo è ciò che non è successo. “Noi con l’Italia” (che da ora abbrevierò con NCI) nasce di punto in bianco, senza un confronto interno a Direzione Italia, confronto che avrebbe dovuto coinvolgere la base del partito visto che si parla del suo accantonamento a favore di una formazione completamente nuova. Nessuno ha potuto dire la sua sul nome e sul simbolo e più importante ancora, nessuno della base ha potuto parlare di questa eventualità prima che le cose fossero fatte.

Tutti quanti ci siamo ritrovati catapultati, di punto in bianco, in un soggetto politico che non c’aspettavamo perché eravamo già contenti e determinati di avere il nostro percorso. A molti compagni di viaggio tutto questo va più o meno bene, a me francamente proprio no. Siamo passati da un partito costruito con pazienza nell’arco di diversi mesi di gestazione, votando i programmi, lo statuto, gli organi dirigenti, il nome, ad uno di cui non sappiamo assolutamente nulla e che si discosta, di fatto, significativamente dal progetto originale di Direzione Italia.

E senza credibilità gli uomini

L’aspetto più dolente di questa vicenda sono i soggetti politici e le persone imbarcate, a dir poco discutibili. Facciamo un veloce elenco:

  1. Saverio Romano: già capogruppo alla Camera dei Deputati per ALA di Denis Verdini. Se c’è un Nazareniano doc nel partito non può che essere lui, visto che (per ora) Verdini stesso non è stato ancora “preso”. E’ Vicepresidente di NCI.
  2. Maurizio Lupi: uno che era letteralmente al governo con Renzi fino a 2 settimane fa. Vista la probabile disfatta del Fiorentino, ha pensato bene di saltare di punto in bianco da un carro perdente ad uno all’apparenza vincente. A lui è stato dato il ruolo di Coordinatore Nazionale.
  3. Flavio Tosi: un ex della lega, espulso, che ora tenta di riciclarsi a livello nazionale per rimanere aggrappato alla scena. Ha votato SI al referendum costituzionale del 2016.
  4. Enrico Costa: anche lui percorso NCD -> AP insieme a Renzi, di cui è stato ministro per gli affari regionali nel 2016.
  5. Enrico Zanetti: forse l’unico un po più presentabile, ma che di certo non rappresenta il percorso fatto fin qui da noi di Direzione Italia. Attuale segretario di ciò che rimane di Scelta Civica e anche lui al governo con Renzi come Viceministro fra il 2015 e il 2016.

Strada vecchia e strada nuova a confronto

Ed eccovi spiegato dunque il mio hashtag #IdiDiMarzo

Dunque, si tratta evidentemente di un imbarcata di soggetti che tentano di riciclarsi e di rimanere aggrappati alle comode e redditizie poltrone di parlamentari, evitando al tempo stesso di sparire. Questi soggetti sono quindi inaffidabili: così come si sono staccati da Silvio ieri pur di tenersi le poltrone, a maggior ragione si staccheranno da Fitto alla prima opportunità utile.

In sintesi, siamo passati da:

  • Un percorso partecipato, limpido, organizzato, futuribile come quello di DI ad una manovra di palazzo di corto respiro, il cui intento realistico può essere solo quello di superare lo sbarramento, cosa poi tutta da vedere.
  • Un chiaro obbiettivo politico, quello di rappresentare il perno futuro di un Centrodestra completamente rinnovato, partecipato, possibilmente giovane e con idee saldamente atlantiche, liberiste e occidentali a un partito che è fatto di soggetti che negli ultimi 4 anni, ma anche quelli prima, di liberale e occidentale hanno realizzato ben poco.
  • Una veste chiara e un ancoraggio solido (la partnership con i Conservatori Inglesi tramite l’ACRE e la collocazione europea nell’ECR, convintamente all’opposizione di PPE e PSE ) a un vuoto che non lascia ben sperare, visto che gli “imbarcati” vanno tutti più o meno a braccetto proprio con il PPE.

Il primo e forse, purtroppo, l’unico congresso di Direzione Italia, quello fondativo. Era il 28 gennaio 2017 e quel giorno ero presente.

Letto tutto questo, penso possiate dunque capire la situazione di incertezza che regna in queste ore tra molti di noi.

L’immediato futuro e oltre

Se NCI riuscirà a superare davvero il 3% è tutt’ora un mistero e non è affatto scontato. Ho visto fare fin troppi calcoli grazie al peso presunto dei componenti che hanno formato questo nuovo partito. E’ quindi tutto da vedere che si riesca davvero nell’obbiettivo principale, anche perché (e questo lo hanno dimenticato in molti) in campagna elettorale i voti si acquistano ma si possono anche perdere. Theresa May ci insegna che di questi tempi nulla è scontato.

Gli amici M5S, pur con tutti i limiti che anno, ci hanno dimostrato che la semplice somma di sigle, con o senza nuovo nome, non solo non basta più, ma rischia anche di essere controproducente. Loro hanno infatti scelto una linea ben chiara: niente alleanze e sulla scheda trovate il nostro simbolo. 5 anni fa hanno ottenuto il 25% e sembra probabile che a questo giro ottengano addirittura di più, nonostante 5 anni di casini e disastri assortiti ovunque essi governano. La coerenza quindi paga, il trasformismo no. Specie quello spinto di Lupi e Romano.

Il piano locale

Quanto a me, capite quindi che mi trovo in un bel dilemma. Da una parte la tentazione di lasciare è forte ed è stata davvero fortissima nelle 48 ore successive a quella maledetta conferenza stampa di Roma. Dall’altro lato invece so che proverei fin troppo dispiacere per tutto il lavoro fatto da 18 mesi a questa parte, di cui gli ultimi 6 passati a cercare di far conoscere idee e simbolo del nostro partito qui nel mio comune, Collesalvetti.

Le ultime notizie fra l’altro non contribuiscono certo in positivo. C’è stato infatti un accordo fra Fitto e Cesa che porterà quindi in dote i voti dell’UDC e a ruota di Rotondi e Mastella. Gente che a questo punto imporrà sicuramente la presenza dello scudo crociato nel simbolo. Le accuse di trasformismo e auto riciclaggio pioveranno quindi a valanga in campagna elettorale e avranno gioco facile nel far breccia nell’elettorato.
Si va dunque verso un ulteriore nuovo simbolo e forse addirittura un nuovo nome, una situazione davvero caotica e in cui diventa anche molto difficile orientarsi.

Conclusioni

Per il momento dunque, la cosa migliore da fare sembra quindi rimanere in attesa, almeno in questi primi giorni dell’anno nuovo, per poi attendere novità e provare a trovare la rotta in questa tempesta.
Di certo purtroppo, oggi è il mio ultimo giorno da iscritto di Direzione Italia, visto che non è nemmeno chiaro attualmente quale sarà il suo destino: attività sospesa? scioglimento? Nessuno lo sa. E tutto questo è avvilente.

Le uniche note positive sono rappresentate dal fatto che la fondazione New Direction e il suo ramo Italiano (diretto dall’amico e deputato Daniele Capezzone) continueranno ad esistere e a rappresentare un punto di riferimento importantissimo. E non dimentico l’ACRE che ovviamente sarà ancora li, qualsiasi cosa accada.

Sperando dunque che alla fine si risolva tutto per il meglio, auguro a tutti un 2018 sereno, proficuo e chiarificatore. Abbiamo tutti bisogno di continuare a sperare.

Auguri!

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