Speranze post Renziane

Matteo Renzi.

Renzi pronuncia il discorso delle dimissioni osservato dalla moglie Agnese.

Ho aspettato qualche giorno a scrivere, giusto per farmi un idea di quello a cui stiamo andando incontro dopo la vittoria del No al Referendum Costituzionale.
Lasciate che vi dica che il sottoscritto è personalmente molto soddisfatto di come sono andate le cose e del risultato sia nazionale che locale. Questa riforma non aveva ne capo ne coda, era scritta con i piedi e si meritava una sonora bocciatura. E così è stato. E adesso sono d’obbligo, prima di proseguire nei dibattiti e nelle polemiche post-voto e pre-nuovo-governo, alcune considerazioni indispensabili.

L’arroganza di voler fare da solo

E’ evidente, spero una volta per tutte, che le regole del gioco non le può cambiare un solo partito o peggio ancora un solo governo. Le regole del gioco si cambiano insieme, o almeno con una larghissima maggioranza che sia d’accordo sulle modifiche da apportare, possibilmente ideate in un contesto atto a questo scopo. I parlamenti degli ultimi anni hanno prodotto ben pochi risultati, dunque rilancio l’idea di Maurizio Bianconi di una nuova Assemblea Costituente per definire finalmente un testo Costituzionale del 21° secolo.

La necessità di cambiare

Il NO al referendum non cancella assolutamente la necessità di modifiche alla costituzione. Ho votato convintamente NO perché ritenevo che le modifiche proposte non solo non risolvessero i problemi ma anzi, semmai rischiavano di aggravarli seriamente. Tutto questo implica però che la futura e vera riforma dovrà prendere di petto e affrontare con decisione tutti i punti critici dell’attuale testo. Un sistema di governo (parlamentare o presidenziale), la forma di stato (federale o no), i principi fondamentali (si, sono da rivedere anche quelli), l’assetto giuridico (fondamentale la separazione delle carriere) e assetto del parlamento.

Chi vi scrive è un Presidenzialista convinto, favorevole ad un certo grado di Federalismo. Ritiengo che per l’Italia, sia sufficiente una sola camera, poiché non siamo un insieme di stati, ma una sola nazione e dai noi le regioni hanno comunque un ruolo non trascurabile in ogni caso. 2 Camere che fanno le stesse cose non hanno senso.

E’ altrettanto evidente dal contesto in cui ci troviamo che le decisioni che prendiamo per il nostro paese dipendono inevitabilmente anche dai fattori esterni. Per come la vede il vostro Diego, l’isolazionismo è inattuabile oggi e lo sarà ancor meno domani. Facciamo inevitabilmente parte di un contesto più grande, Europa, Occidente, NATO, Nazioni Unite, Mondo, cui non possiamo assolutamente sottrarci, pena il crollo e il declino definitivo del nostro paese. Una riforma dovrà quindi tenere conto che non tutte le decisioni stanno più alla nostra sola sovranità, anche se ritengo giusto che l’Italia abbia sempre l’ultima parola sull’applicazione di regole, trattati e direttive comunitarie e non.

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