La Francia sceglie Macron

Dunque i risultati sono chiari, ha vinto Macron. Non una buona notizia per l’Europa, non per i popoli Europei almeno. L’auto celebrazione dei dirigenti UE e dei governi filo Unione adesso proseguirà senza sosta, tacendo e anzi negando i problemi atavici che hanno portato alla situazione di crisi nota a tutti.
Ha ragione la Le Pen, in questo caso, a dire che ha vinto la continuità ma a grave danno proprio di chi vive nel continente perché adesso di riforma dell’Unione, probabilmente, si parlerà poco e si produrrà il nulla.

Emmanuel Macron, nuovo Presidente Francese.

Emmanuel Macron, nuovo Presidente Francese.

Chi vince

  1. L’establishment Europeo filo austerity e filo Germania che adesso respingerà sistematicamente ogni tentativo di riforma per mantenere lo status quo imperante. Nessuna riforma passerà e si perderanno altri anni preziosi.
  2. Sicuramente Macron. Partito staccandosi dal Partito Socialista Francese, ne ha fagocitato gran parte già al primo turno in termini di voti. Ma attenzione perché una parte importante di questo consenso è arrivato da coloro che senza lo scandalo degli stipendi fittizzi avrebbero votato probabilmente per Fillon. Resta da vedere quanto sarà adeguato il Renzi Francese alla situazione molto difficile in cui versa la Francia.
  3. I Mondialisti. Personalmente ritengo la Globalizzazione un fenomeno sostanzialmente positivo ma non privo di effetti collaterali. Mi piace perciò distinguere chi vorrebbe una globalizzazione ordinata che minimizza gli effetti negativi e chi invece non si cura affatto degli effetti collaterali, cavalcando visioni distorte di concetti come solidarietà, integrazione, sviluppo economico al fine di abbattere ogni concetto di frontiera o limite e buttare nel calderone dell’economia masse insostenibili di disperati. Stasera purtroppo vincono i secondi.

Chi perde

  1. La destra Repubblicana Francese. Non è chiaro a tutt’oggi se Fillon abbia realmente sbagliato oppure no. Sicuramente ha sbagliato, in maniera grave, il Partito Repubblicano Francese che invece di sostenere il proprio candidato nel momento del bisogno, lo ha invece progressivamente abbandonato e di fatto scaricato. Fintanto che non verrà provata la colpevolezza di Fillon, a lui il merito di aver insistito e portato quasi il 20% dei voti al partito, risultato notevole visto che aveva praticamente tutti contro.
  2. Il Front-National e Marine Le Pen. A dire il vero li metto tra gli sconfitti solo per una questione di procedura, ovvero il ballottaggio alla Francese. Il partito si conferma il più forte tra quelli in campo, dato che Macron ha solo un cartello elettorale dietro a se. Inoltre Marine Le Pen si è conquistata il ruolo di opposizione indiscussa allo status quo Francese. Al secondo turno rimedia una scoppola notevole (30 punti di distacco) ma aver raccolto più di un terzo delle preferenze è comunque un dato importate.
  3. La sinistra Francese ed Europea. Cancellato il Partito Socialista del Presidente uscente, un umiliazione stratosferica. Al primo turno Mélenchon raggiunge quasi il 20% facendo il populista di sinistra (un Grillo vestito di rosso) e usando gli stessi metodi che in altre parti d’Europa vengono disprezzati proprio dalle stesse sinistre.

In conclusione

Poteri forti e consolidati, multinazionali senza scrupoli e classi politiche che mirano esclusivamente alla propria sopravvivenza, hanno ormai capito che il veicolo usato fino a qualche hanno fa per i loro scopi, ovvero la sinistra mondialista, non traina più.

Tutti, anche qui in Italia, adesso tifano apertamente per candidati di Centro che propongono (sulla carta) liberalizzazioni e politiche pro impresa. Tutti, da Bersani alla Boldrini, da Hollande a Hamon, plaudono ad un candidato che di Sinistra ha poco o nulla. E qui in Italia abbiamo Renzi, il cui governo Avatar è infatti sostenuto dai fuoriusciti per finta di MDP e che sicuramente lo sosterranno alle prossime politiche. Renzi già da diverse settimane tra l’altro, ammiccava a Macron e ne usa gli slogan. Vedere per credere.

Adesso i volti spendibili sono quelli di candidati di centro / centro-sinistra che fanno propri slogan e idee solitamente liberali o di centro-destra e pescando un po qui un po la, tentano di vincere e portare avanti un idea di società discutibile. L’era degli Zapatero, degli Hollande, degli Obama, dei Corbyn (per lui mai neanche iniziata) volge al termine. Oggi siamo nell’era dei Renzi, dei Macron, delle Clinton (ma li gli è andata male).

Antidoto? Basta guardare i Conservatori Inglesi che con pragmatismo hanno fatto loro un risultato referendario cui erano contrari e che adesso guidano con autorevolezza il Regno Unito attraverso i negoziati per la Brexit.
Per l’Italia la soluzione non è ne quella di uscire dalla UE o dall’Euro, ne fingere che vada tutto bene. Per noi la cosa migliore è ridiscutere i trattati uno per uno, in modo da trarne dei vantaggi, invece che delle palle al piede.

Il Potere Vuoto

Inauguro una piccola sezione del blog con un breve articolo dedicato a questo primo libro della mia estate, “Il Potere Vuoto” di Lorenzo Castellani. Il libro è di facile lettura e spiega bene i meccanismi che hanno portato l’occidente ad essere così in crisi.

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Il Potere Vuoto.

Siamo abituati a pensare che le nostre democrazie siano indistruttibili e scontate ma intorno a noi accade qualcosa. Emergono paesi che pur non avendo regimi democratici riescono ad avere un enorme peso sulla scacchiera mondiale. L’Occidente non sembra, almeno per ora, essere in grado di reggere in pieno la sfida e ci sono molti segnali di instabilità, specie in Europa.

In questo libro è presente una spiegazione sui motivi di questa crisi e anche qualche proposta per evitare il declino.

Scoprirete infatti che la fotografia del mondo occidentale scattata in questo testo è assai fedele. Leggendolo sono rimasto molto colpito da come la nostra democrazia e anche l’Unione Europea vengono sezionate e mi trovo anche in larga parte d’accordo con le soluzioni proposte per risolvere i problemi di rappresentanza e governabilità. L’autore è favorevole ad un premierato forte o ad un semipresidenzialismo, io sono per il Presidenzialismo pieno, all’Americana, che a mio modesto parere garantisce una stabilità di governo e un efficacia maggiore.

Buona lettura!

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Tasse, la costante dei burocrati

E’ notizia di oggi che l’Unione Europea ha inflitto una pesantissima “multa”, che poi multa non è, alla Apple, la mitica società di Tim Cook fondata negli anni 70 da Steve Jobs, colpevole di aver fatto pagare troppe poche tasse alla Apple dal 2007 ad oggi.

Molti i tweet di giubilo per questa notizia ma in tutta onestà non concordo, anzi. Sebbene non sia particolarmente contento che Apple paghi così poco, è altrettanto vero che questo caso genera come minimo qualche perplessità.

3 domande

  1. Innanzitutto non capisco come si possa fare a definire un certo livello di tassazione un “aiuto di stato”, espressione che in realtà dovrebbe corrispondere ad incentivi, prestiti ad hoc, o regole palesemente fatte apposta per un’azienda specifica. Nel caso attuale invece non si tratterebbe di nessuna di queste situazioni, bensì Apple si sarebbe semplicemente avvantaggiata di norme varate quasi 20 anni fa per favorire l’innovazione in generale e gli investimenti delle multinazionali Hi-Tech in Irlanda.
  2. Chi decide qual’è un livello di tassazione accettabile? La Vestager? La UE? Non credo proprio. La Vestager è solo un “Commissario”, la UE non ha autonomia impositiva, cioè non può effettuare direttamente una tassazione. Dunque chi stabilisce regole di questo tipo? Gli stati nazionali. E fintanto che la situazione rimarrà questa la UE dovrebbe guardarsi bene da sparare affermazioni e multe come quelle annunciate dalla signora.
  3. E’ lecito che la UE si metta ad impicciarsi fino a questo punto della tassazione degli stati? L’Irlanda ha infatti presentato ricorso, proprio perché si tratta di fatto di una intromissione in questioni che non riguardano la UE, non finché l’unione non si doterà di una costituzione e di leggi fiscali che diano un ordinamento chiaro a tutta l’Europa.

Insomma, siamo di fronte all’ennesimo abuso dell’UE. Non paghi dei danni fatti fino ad oggi e incuranti di tutti i segnali di disgregazione dell’Unione, Brexit in primis, si continua a danneggiare chi produce e crea ricchezza.