Flat Tax, Balzi e balzelli

Sempre sulla Flat Tax. Un paio di giorni fa vi ho raccontato quale equivoco di fondo esista in questo argomento. In breve, ben venga una Flat Tax ma prima si deve parlare di coperture serie e quindi di taglio alla spesa pubblica.
Adesso vorrei vedere la cosa da un altro punto di vista. In un paese che ha una pressione fiscale mastodontica, siamo proprio sicuri che sia da li che si deve partire con i tagli fiscali? Io ho qualche dubbio. Tralasciando infatti, per qualche minuto, IRPEF, IRES, IRI, e rendite finanziarie esiste infatti un elenco micidiale di imposte che pesa come un macigno sulla vita di individui, imprese e famiglie.

I veri mostri da abbattere

Provo a fare un veloce riepilogo sperando di ricordare tutte quelle principali:

  1. Accise sui carburanti
  2. Accise sull’energia elettrica
  3. Accise sul Gas
  4. IRAP
  5. IMU
  6. TASI
  7. Bollo auto e moto
  8. Canone RAI
  9. Contributi RAE
  10. Contributi di bonifica

E sicuramente me ne dimentico altre ancora. La massa complessiva di queste tasse credo si avvicini ai 130/140 miliardi di €, una cifra astronomica. Mi concentro su questi tributi e non sui primi perchè questi hanno l’infamia di colpire non i guadagni o gli utili, ma il patrimonio (ovvero i risparmi) e il fatturato. In pratica si abbattono su di noi in tutte le condizioni: in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, con la differenza che invece di una moglie premurosa queste tasse sono al massimo paragonabili ad una bagascia colossale. Roba da non passare più dalle porte dalle corna che ci ritroveremmo.

Detto questo, sappiamo anche che sulla nostra spesa pubblica si può lavorare moltissimo per abbattere il fabbisogno dello stato, dunque esiste anche la possibilità di reperire risorse sufficienti per eliminare tutte le imposte sopracitate. Naturalmente, fermo restando che rimangono poi margini ampi per intervenire anche sul resto.

Tempo e realismo

Degli 830 e rotti miliardi di € di spesa pubblica, non ce n’è uno che non sia aggredibile o ristrutturabile. Bisogna però avere il realismo e la sincerità di dire che non tutta la spesa può essere tagliata subito, anzi. La maggior parte richiede diverso tempo per poter fare bene tutte le liberalizzazioni e privatizzazioni necessarie, senza svendere settori dello stato e stando bene attenti a creare mercato e non altri monopoli, anche se privati.

Ecco perché tutto questo resterà, almeno per ora, un sogno. Serve un governo liberale e liberista con le palle per attuare un piano del genere e ho paura che all’orizzonte non si vedrà nulla di questo tipo per diverso tempo ancora.

P.S.
Vedo girare post che paragonano la Flat Tax Pentaleghista alla Trickle Down Economy e alla Reaganomics… Vi informo che paragonare Reagan e Thatcher a questi qua è fantascienza (a voler essere buoni). Siamo lontani anni luce da un approccio di quel genere, girate a largo… Il Liberismo in Italia non c’è ancora stato (purtroppo). E non ci sarà neanche a questo giro.

6 mesi di Trump

A 6 mesi dall’insediamento, Trump ha già fatto parlare parecchio di se sulla scena mondiale e ancor di più in patria. Altri nel mondo gli contendono lo scettro dall’audience globale, Nord Coreani in testa ma il Tychoon da bravo showman tiene botta e il bilancio parziale permette di provare a farsi un idea di come andranno le cose in futuro. Un bilancio in chiaro/scuro che però fa sperare per il prosieguo di questa Presidenza. Facciamo un riepilogo dei capitoli principali:

Economia

Donald Trump

Il 45° Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump.

I posti di lavoro sono aumentati e la disoccupazione è ai minimi dal 2008. In 6 mesi non si può aver agito così a fondo da raggiungere questo risultato. Dunque è in larga parte da attribuirsi alla vibrante e poderosa capacità dell’economia Americana di riprendersi, col tempo anche dai disastri peggiori. Discorso diverso per quanto riguarda il potere d’acquisto degli Americani. Negli ultimi 10 anni è andato calando costantemente e questo trend non può sicuramente essere invertito in così breve tempo.

Per farlo serve un aumento generale delle retribuzioni, che a sua volta può essere ottenuto con un aumento della domanda di lavoro. Al tempo stesso occorre che nei settori dove la competitività è diminuita di più si inverta la tendenza attraverso semplificazioni e razionalizzazioni delle leggi e dei regolamenti. La burocrazia non è un problema solo in Italia, ma dovunque sia troppo asfissiante. Naturalmente gli USA non sono l’Italia e da questo punto di vista stanno molto meglio ma l’allarme è bene che scatti adesso, prima di continuare su una deriva assai pericolosa. E’ sufficiente vedere l’esodo dalla California di numerose imprese per farsi un idea di ciò che vuol dire.

Tax Cuts

Il maxi taglio fiscale annunciato qualche mese fa, va nella giusta direzione. Tuttavia, per avere l’efficacia necessaria, deve essere accompagnata dalle riforme indicate qualche riga fa e soprattutto da altrettanti tagli e risparmi sul bilancio federale. Gli USA soffrono di un deficit pesante e un debito pubblico enorme, eredità degli ultimi 8 anni ma anche di quelli precedenti. Dai tempi di Reagan in poi il Congresso, che decide il budget, ha sempre optato per aumenti di spesa, spesso grazie ai Dem, o non è mai riuscito a fare tagli significativi, con i Repubblicani. E’ un dato che non si può ignorare e un problema che nei prossimi 3 anni dovrà assolutamente essere messo sotto controllo e disinnescato.

Siamo alle buone intenzioni e qualche segnale positivo. 6 politico con un + di incoraggiamento.

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